Freccia segnaletica a Lampedusa

L’Isola di Lampedusa, situata nel cuore del Mediterraneo, rappresenta un crocevia tra Africa e Italia, insieme a Linosa e Lampione, fa parte del suggestivo Arcipelago delle Pelagie.

Con circa 6000 abitanti, è la più grande delle Pelagie, estendendosi su una superficie di 20,2 kmq. Inoltre, con una lunghezza di 7 km e una larghezza di 3 km, è nota nelle antiche carte nautiche con il nome di Lopadúsa. Il territorio dell’isola, prevalentemente costituito da formazioni calcaree, dà vita a splendide spiagge di sabbia bianca e finissima, rendendola ideale al viaggiatore in cerca di bellezza naturale.

Lampedusa rappresenta un’opportunità unica per scoprire un angolo di paradiso, dove naturastoria e cultura si intrecciano in un mix indimenticabile.

Si può girare noleggiando la macchina, il motorino e per i più allenati la bicicletta. La Mehari tra le auto a noleggio a Lampedusa, è di gran lunga la più richiesta.

Il centro nevralgico di Lampedusa è via Roma dove si trovano la maggior parte dei negozi di abbigliamento e souvenir, i ristoranti e le gelaterie è qui che la gente dopo il tramonto si ritrova per consumare un’aperitivo, gustare un gelato o una granita ma, anche per fare colazione.
In Via Roma si incontra l‘obelisco bronzeo realizzato in memoria delle vittime di tutte le guerre dall’artista Arnaldo Pomodoro.  

A sud dell’isola, dietro l’aeroporto si arriva alla Porta d’Europa opera di Mimmo Paladino (voluta da Amani e Arnoldo Mosca Mondadori), un monumento di quasi cinque metri di altezza e di tre metri di larghezza, realizzato in ceramica refrattaria e ferro zincato, inaugurato il 28 giugno 2008. E’ una scultura che indica il punto più a Sud del continente europeo, costruita in memoria di tutte quelle persone che hanno perso la vita in mare nel tentativo di raggiungere le nostre coste

La porta è in sé un simbolo di passaggio, divide un qui da un là, permette di varcare e di separare. Aprire una porta è nella simbologia comune l’azione che dà inizio ad un nuovo capitolo della propria vita, ad un momento di rinascita, alla possibilità di salvezza da tutto ciò che si è costretti a lasciare dietro, alla speranza di un domani migliore.

La poetessa Alda Merini, per l’occasione, ha scritto ed inviato alcuni versi, scegliendo la metafora di una tartaruga, proprio come quelle che si dirigono sull’Isola dei Conigli per depositare le uova.

Una volta sognai

Una volta sognai
di essere una tartaruga gigante
con scheletro d’avorio
che trascinava bimbi e piccini e alghe
e rifiuti e fiori
e tutti si aggrappavano a me,
sulla mia scorza dura.

Ero una tartaruga che barcollava
sotto il peso dell’amore
molto lenta a capire
e svelta a benedire.

Così, figli miei,
una volta vi hanno buttato nell’acqua
e voi vi siete aggrappati al mio guscio
e io vi ho portati in salvo
perché questa testuggine marina
è la terra
che vi salva
dalla morte dell’acqua.